Riparare, Non Eliminare: Un Inno al Valore delle Cose.
Viviamo in un’epoca in cui il consumismo domina le nostre scelte e ci spinge a sostituire ciò che si rompe con qualcosa di nuovo. Questo ciclo incessante non solo impoverisce il nostro legame con gli oggetti, ma contribuisce a uno spreco insostenibile che minaccia il nostro equilibrio con la natura.
Un oggetto non è solo materia, ma anche memoria. Quel vaso scheggiato, quella sedia con una gamba traballante, non sono semplicemente oggetti rotti: sono testimoni del nostro tempo, frammenti di vita che abbiamo vissuto. Ripararli non significa solo dare loro una nuova funzione, ma rispettare il valore che hanno avuto nel nostro percorso. Eliminandoli, eliminiamo una parte di noi stessi.
Questa cultura del "ripara e conserva" si oppone alla logica del consumismo, che ci vuole in un ciclo perpetuo di produzione, acquisto e scarto. È un sistema che trasforma risorse preziose in rifiuti a una velocità che la natura non può sostenere. L’uomo, tuttavia, non è un circuito chiuso in armonia con il pianeta. Non ricicliamo noi stessi come fa la natura, ma ci comportiamo come estranei che sfruttano e abbandonano.
Ogni oggetto riparato è un piccolo atto di resistenza contro lo spreco, un gesto di consapevolezza che sottolinea l’importanza di rallentare, di apprezzare ciò che abbiamo, e di riconnetterci con un sistema di vita più sostenibile. Riparare significa non solo preservare le cose, ma anche coltivare una forma di gratitudine per la loro esistenza e il loro contributo al nostro quotidiano.
La via verso un futuro migliore passa anche attraverso scelte apparentemente piccole: riparare, conservare, proteggere. Solo così possiamo sperare di riequilibrare il nostro rapporto con la Terra e con noi stessi.