Ho scelto il Raku come tecnica di gestione dell'argilla; la cottura rapida rappresenta una scelta efficace per la realizzazione di manufatti dopo l'applicazione dei colori, quali smalti o cristalline. Entrambi questi materiali contengono una componente vetrosa e possono essere mescolati o sovrapposti a ossidi di metallo come il rame, il ferro o il cobalto, generando così una vasta gamma di colori e effetti metallici noti come lustri.

La particolarità che mi affascina maggiormente nella tecnica Raku con riduzione dell'ossigeno è la necessità di estrarre i manufatti dal forno mentre sono ancora incandescenti, a una temperatura poco superiore ai 900 gradi Celsius. Successivamente, vengono fatti raffreddare utilizzando diversi metodi, come l'esposizione all'aria, l'immersione diretta in acqua o il posizionamento all'interno di bidoni contenenti materiali combustibili come paglia, carta, foglie, segatura o stracci di tessuto. Questa fase di raffreddamento provoca inevitabilmente la combustione dei materiali combustibili a contatto con i manufatti in argilla incandescente, generando fumo. Tale fumo determina una riduzione aggiuntiva dell'ossigeno all'interno del bidone, dove ho riposto il mio lavoro. Questa riduzione contribuisce a creare ed esaltare gli effetti cromatici degli ossidi metallici utilizzati per colorare il manufatto.

La modalità di raffreddamento che viene adottata, sebbene sia un processo brutale per il manufatto incandescente, contribuisce al risultato finale desiderato, anche se non sempre si ottiene. La tempistica e la modalità di riduzione dell'ossigeno possono essere gestite solo in parte attraverso la scelta del tempo dedicato a questo processo. Tuttavia, è importante sottolineare che spesso non si ottengono gli stessi risultati estetici tra un ciclo di riduzione e l'altro.

Dunque, diversi fattori interconnessi contribuiscono al risultato finale sull'opera Raku. Tra questi, rientrano il tipo di materiale combustibile utilizzato per generare fumo e ridurre l'ossigeno, la temperatura e l'umidità dell'ambiente circostante, nonché la velocità del processo di raffreddamento. Questi parametri combinati determinano il risultato estetico finale dell'opera Raku.

Vi chiederete perché i manufatti non si rompono in mille pezzi quando vengono sottoposti allo shock termico descritto in precedenza. In verità, ogni tanto ciò può accadere, e personalmente non mi scoraggio, poiché in questi casi si presenta l'opportunità di lavorare alla ricomposizione dell'oggetto utilizzando l'antica tecnica del Kintsugi. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, i manufatti rimangono intatti grazie all'uso di argilla semi-refrattaria o refrattaria. L'impasto dell'argilla contiene una componente chiamata chamotte, che altro non è che argilla già cotta e finemente triturata. Questa miscela conferisce una maggiore resistenza agli shock termici a cui è sottoposto il manufatto.

Un altro aspetto della tecnica Raku consiste nella possibilità di ripetere l'intero procedimento se il risultato finale dell'opera non ci soddisfa. Si può ricominciare dall'applicazione dei colori, aprendo sempre la possibilità di ottenere un risultato diverso e sorprendente.

 

 

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