Gocce di sapere… e di latta

Barattolo nr. 11

Ottocento parole possono bastare? Per alcuni linguisti sono sufficienti alla comunicazione di base. E poi… c’è la lingua che si flette alla volontà dell’interlocutore e plasma il pensiero. Lemmi, vocaboli, figure retoriche che travalicano la cultura e diventano arte e provocazione.

Ecco il barattolo di latta, esempio ultimo dell’oggetto di consumo, utile a contenere alimenti di presto utilizzo prima di essere gettato, che diventa tutt’uno coi lemmi di un antico vocabolario. L’etichetta mille volte vista e mai, forse, letta, con i suoi caratteri piccoli con l’elenco di mille contenuti sostituita con vocaboli antichi che prevengono da un vecchio dizionario del 1949. Segni di un tempo che non è più. Simboli di una cultura che ci appartiene solo in parte, evoluta e involuta nel e dal tempo.

“Barattoli: Gocce di sapere” è un mezzo semplice per divulgare un vocabolo, in cui (forse) non ci saremmo mai imbattuti, ignorandone l'esistenza, perdendo così un pezzo della nostra cultura. Del nostro essere persone cogitanti e verbalizzanti.

Anche l’orientamento del testo non è causale. In un mondo fatto di lettura veloce in cui si saltano intere righe di testo o si scorre un testo catturando solo le parole in corsivo o neretto, anche solo la fatica di girare il barattolo in orizzontale, forse solo per curiosare nel testo, costituisce l’azione che dà luogo al sapere. Quel quid che stimola il pensiero e fa evolvere la sua espressione con antichissimi strumenti: i vocaboli.

Ogni barattolo è un'opera unica, numerata e firmata.

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